Uno, due. Prima Luigi Di Maio e la sua scissione, poi Beppe Grillo e i suoi no. Giuseppe Conte, dopo ore di faccia a faccia con il Garante sulla terrazza dell'Hotel Forum, sceglie il silenzio. L'ex premier sembra un pugile suonato e non riesce a tenere le briglie del Movimento. Così, al solito, ci pensa Grillo. Il fondatore arriva in una Roma torrida più che mai e si sistema nel solito albergo romano a due passi dai Fori Imperiali.
Si scatena subito la cagnara. «Se fanno una deroga per salvare Fico e la Taverna qua ce ne andiamo tutti con Di Maio», dice una parlamentare mentre Conte e Grillo discutono all'Hotel Forum. Ma già durante la nottata precedente, quella del Consiglio Nazionale urgente, deputati e senatori si erano scatenati. Risultato: nel vertice notturno di domenica non si è parlato di due mandati.
E Grillo dice no al presidente del M5s anche sul governo. «Con Draghi il M5s ha preso un impegno e lo mantiene», chiarisce il fondatore a Conte. «Non esco dal governo per un co di inceneritore», dice ai parlamentari che lo incontrano. Li abbraccia uno a uno, li rassicura: «Non abbandono nessuno», ma prima gli sequestra i telefonini e glieli fa mettere in un'urna.
Che chiacchierone
Ancora dietro al capocomico di questo circo chiamato 5s. Non fa più ridere. Ma vadano vaffanculo. I voti che prenderanno sono quelli dei percettori del reddito di cittadinanza. Fanno a gara con Cetto Laqualunque.
Il condannato per peculato dirige il giornale …altro che il “comico”
Cosa può fare il fascino della poltrona...
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