La «settimana nera» di Giorgetti, ma il ministro sa che per la Ue è il miglior interlocutore. «Non mi dimetto»Dopo lo stop al Mes non pensa alle missioni, anche se per lui non è scontato restare sempre lì. Nei prossimi mesi occorrerà gestire anche la stretta sui contiUn umore nero accompagna ovunque Giancarlo Giorgetti dal pomeriggio di martedì. Solo i motivi del disappunto — eufemismo — sono mutati con l’evolversi degli eventi.
dopo che Giorgetti aveva detto in eventi ristretti che, quanto a lui, riteneva corretto rispettare i trattati internazionali sottoscritti.perché ritenuto in odore di eresia da un governo almeno per ora involuto verso un sovranismo di altri tempi; che passò in Consiglio dei ministri meno di due giorni dopo. Allora dovette fare buon viso a cattivo gioco. Meno di due mesi dopo Palazzo Chigi e Salvini finirono per accettare una profonda revisione della legge ad opera di Giorgetti e dei suoi. Allo stesso modo, lo scenario più plausibile sul Mes prevede una ratifica subito dopo le elezioni europee.
Questo equilibrio fragile peserà nei prossimi mesi quando, in base alle nuove regole, l’Italia dovrà concordare con l’Unione europea il percorso dei prossimi anni. La manovra per il 2025 dovrà trovare in bilancio economie per almeno 22 o 23 miliardi, in parte minore per il risanamento richiesto e in gran parte per rifinanziare gli sgravi già concessi una tantum. Il difficile però verrà quando l’Italia avrà portato il deficit entro il 3% del Pil.
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