Il caffè di Gramellini - Non son degno di tè. Alex Morgan, i Mondiali di calcio femminile e l'umorismo degli inglesi

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Non son degno di tè

La calciatrice americana Alex Morgan è finita sui siti di mezzo mondo non tanto per avere segnato, quanto per averlo celebrato mimando il gesto di bere una tazza di tè. Mi sentirei di escludere che si sia trattato di un sottile riferimento ai fatti accaduti nel porto di Boston il 16 dicembre 1773, quando gli antenati della calciatrice buttarono a mare alcune casse della preziosa bevanda per protestare contro l’ennesimo aumento delle tasse imposto dalla madrepatria.

Se persino il popolo che ha inventato l’umorismo si offende per un innocuo sfottò, siamo messi davvero male. L’eccesso di permalosità e narcisismo ha creato la peste bubbonica del politicamente corretto, che a sua volta ha provocato per reazione lo sdoganamento della volgarità, spacciata per sincerità. Oggi la comunicazione, non solo politica, oscilla tra questi due registri: l’ipocrisia perbenista e il linguaggio da taverna, la retorica e il sarcasmo, il minuetto e il rutto.

 

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