. Ma se si misura l’affluenza alle urne nel cinquantennio di vita delle regioni, il calo è ben più vistoso. Nel 1970, quando si votò per la prima volta, quasi tutti gli elettori si recarono alle urne per scegliere i consiglieri regionali. Poi vi è stata una progressiva diminuzione e si è giunti alla partecipazione, nel Lazio, nel 2023, soltanto del 37,20%.. Questo calo dovrebbe preoccupare per il fossato che si apre tra enti regione e comunità regionali..
Una prima spiegazione potrebbe essere quella che l’elettorato fa affidamento sulla continuità di azione delle esistenti forze politiche e ha implicitamente fiducia in esse. Non sente quindi il bisogno di andare a votare. Ma questo non spiega la fiammata del 1970, quando in Lombardia si recò ai seggi il 95,51%, in Toscana il 95,88%, in Campania l’86,82% degli aventi diritto al voto. Né corrisponde al continuo cambiare, aggregarsi e suddividersi della classe politica.
. L’istruzione è un fondamentale strumento di democrazia, come ha sottolineato Vittorio Emanuele Parsi in un’intervista a cura di Danilo Breschi, pubblicata il 24 febbraio scorso in «Il pensiero storico»: «la democrazia presuppone una partecipazione attiva, una capacità di discernimento, ovvero di distinguere, per esempio le notizie vere da quelle false».
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