nasce da un’originale intuizione, rappresentata nel testo che in questa collana illustra le copertine, incipit delle riflessioni contenute nel libro: «Nessuno è diventato vecchio su internet, almeno finora».Nessuno è diventato vecchio su internet, almeno fino ad ora. Sono passati venticinque anni da quando tutto è cominciato e la rete ha avvolto le vite di molti. Non le vite di tutti, ovviamente, non ancora, ma quelle di molti sí, le nostre sí.
Il saggio di Ginzburg è un testo per adulti. La prima volta che mi capitò sotto gli occhi avevo 52 anni, la medesima età di Ginzburg quando lo scrisse: lo avessi incrociato anche solo dieci anni prima forse non mi avrebbe colpito tanto. Perchéè una faccenda da vecchi, interessa soprattutto chi è ormai avanti negli anni. Tutti gli altri, anche se la troveranno descritta nelle parole di una grande scrittrice, le passeranno accanto con noncuranza.
Le parole di Ginzburg restano parole del secolo scorso, fuori da qualsiasi schema digitale, e il digitale è invece la grammatica di questi tempi. Lette ora restano intatte nella loro bellezza e profondità ma reclamano alcuni aggiustamenti e qualche nuova domanda.
Esistono molte maniere differenti per far sentire vecchi i vecchi: gli sguardi degli sconosciuti sono una di quelle. Ho speso qualche tempo in Inghilterra negli ultimi decenni e ricordo sempre una frase che mi disse un’amica italiana che abita lassú da anni. Gli inglesi – diceva – hanno molti insopportabili difetti ma anche qualche pregio: per esempio sono attratti dall’inconsueto. Vivono la deviazione estetica come un valore. Se sei strano – pensano – forse potresti essere interessante. Forse potresti aggiungere qualcosa a cui noi, cosí rigidi e ligi, non avevamo pensato.
Anche la nostra immagine proiettata nello specchio ha qualcosa di simile. Quell’uomo con i capelli bianchi, che ancora un po’ resistono , sono io senza essere io. Durante il processo fisico che riguarda tutti, a un certo punto del percorso lo specchio rifletterà nuove immagini di noi che non saremo piú disposti ad accettare. Da quel momento gli specchi saranno i nostri nemici. Li eviteremo, per quanto possibile, rimarremo di fronte a essi giusto il minimo indispensabile.
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