Nella foto si vede Dom Phillips, con pantaloni beige, infradito e cappello in testa, mentre ascolta con attenzione l’uomo al suo fianco. Sono seduti su delle assi di legno sulla riva del fiume Itaquai, nella valle del Javari, nel cuore dell’Amazzonia. Dietro di loro ci sono alcune barche rudimentali all’ormeggio. L’uomo verso cui è rivolto è soprannominato Caboco, a volte Caboclo. I nativi lo conoscono perché partecipa alla pesca di frodo nei loro territori.
Ci sono voluti mesi di lavoro per riuscire ad accendere il telefonino e ottenerne i dati. Le speranze di estrarne le ultime foto erano pochissime. “Il cellulare è rimasto a lungo in acqua, prima che il livello del fiume scendesse”, racconta Bridi. Le immagini sono state affidate ai sedici giornali del Bruno and Dom project, guidato da Forbidden Stories per proseguire il lavoro di Pereira e Phillips sul saccheggio dell’Amazzonia.
Nel 2022 Phillips aveva deciso di tornare nella valle del Javari ed era partito con Pereira, con cui era sempre rimasto in contatto. Nel frattempo la situazione politica del Brasile era stata stravolta dall’insediamento, a gennaio del 2019, del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro. In un video diventato virale, il presidente attacca duramente Phillips che gli ha chiesto cosa aveva in mente di fare contro la deforestazione.
“La terra ‘demarcata’ spetta esclusivamente alle popolazioni native. Prelevare un sasso nella regione è un crimine secondo la costituzione”, spiega Armando Soares. “È illegale anche entrare in questi territori, per farlo serve un’autorizzazione e bisogna seguire un protocollo. Quindi i pescatori illegali commettono diversi reati: entrano nella zona e ne estraggono delle risorse”.
“Pelado è stato indicato come uno degli autori dei numerosi attacchi con armi da fuoco contro la base di protezione della Funai tra il 2018 e il 2019”, ha denunciato l’Univaja ad aprile del 2022 in due lettere alle autorità brasiliane. Le loro versioni poi divergono, ma secondo la polizia Pelado e Pelado da Dinha hanno sparato più volte al giornalista e alla sua guida, non lasciandogli nessuna possibilità di salvarsi, anche se Pereira avrebbe provato a rispondere ai colpi. Poi hanno gettato in acqua i corpi, tornando più tardi con dei rinforzi per bruciarli.
Sono state le confessioni dei pescatori ad aver guidato gli inquirenti fino ai resti di Phillips e Pereira. Confessioni ottenute “sotto tortura”, sostengono gli avvocati della difesa, senza precisare quale forza di polizia sarebbe responsabile dei maltrattamenti. Più in generale, gli avvocati rifiutano la ricostruzione dei fatti, parlando di un conflitto tra nativi e pescatori “fabbricato ad arte”.
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