dalla Transilvania. La voce su questo «libero stato», su questa libera vetta arriva ovunque e la comunità s’ingrossa e diventa stellare: ci passano Otto Gross , August Bebel, Karl Kautsky, Otto Braun, forse anche Lenin e Trotsky; poi Hermann Hesse, Else Lasker-Schüler, D.H.
E poi, decenni dopo, il grande curatore Harald Szeemann, per rivitalizzarla quando fu il caso: anni Settanta, ovviamente. E pensare che già a inizio secolo i balconi, lì, li avevano decorati con i simboli dello yin e dello yang.
La scuola estiva di arte del movimento diretta da Rudolf von Laban, attiva sul monte dal 1913 al 1919. Fu davvero un esperimento antesignano di possibili comunità ancora da riprodurre e riadattare oggi, per mettere in pratica un profondo e reale amore per la natura e la riscoperta di forme antiche ma anche inedite di vivere comune fuori dalle griglie del terreno urbano o urbanizzato, e tuttora sorprendentemente proiettate verso lo sconosciuto, verso l’Aperto.
C’è ora una mostra, a Firenze, che racconta tutto questo con una poderosa raccolta di materiali: tra questi, la valigia originale di cuoio dei fondatori, la «sedia dei vegetariani» e i menu veggy, abiti legati alle danze , materiali visivi sensazionali. L’esperimento di cercare l’utopia in terra queste donne e questi uomini liberi almeno l’hanno fatto. Ora tocca a voi inventarne uno, anche meno chic, ma certo urgente.
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