Le famiglie dei pescatori arrestati in Libia: “L’Italia deve farsi sentire con più forza”

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Ricevute a Palazzo Chigi e alla Farnesina. A Bengasi fatte circolare foto con dei pacchi di droga in un peschereccio: per i familiari “è una

"Adesso che il referendum e le elezioni si sono svolti il governo italiano non ha più alibi: deve mettere più forza nel chiedere ai libici di rilasciare immediatamente i nostri uomini". Sono arrivate ieri a Roma le mogli, le madri assieme ai colleghi dei 18 pescatori di Mazara del Vallo che dal 1° settembre sono bloccati a Bengasi, arrestati in alto mare dalla guardia costiera del generale Khalifa Haftar.

rep Approfondimento I pescatori arrestati e il ricatto di Haftar: “L'Italia liberi i nostri quattro calciatori” di VINCENZO NIGRO Ieri di fronte alla Farnesina c'erano mogli, madri e figlie di pescatori siciliani, ma anche donne tunisine: perché sui 2 pescherecci "Medinea" e "Antartide" non ci sono solo italiani. I siciliani sono 8, assieme a 6 tunisini, 2 senegalesi e 2 cittadini indonesiani. Erano tutti impegnati nella pesca del gambero rosso al largo delle coste di Bengasi, nella Libia orientale, la Cirenaica.

Nel pomeriggio le famiglie dei pescatori hanno mostrato fra mille esitazioni le foto che l'Agenzia Italia è riuscita a far rimbalzare dalla Libia. Qualcuno, probabilmente le autorità militari che vogliono alzare il livello del ricatto all'Italia, ha messo in fila sulla banchina dove è ormeggiata la Medinea una decina di pacchetti uguali, gialli, confezionati come fossero panetti di droga.

 

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