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“La guerra è finita”, la serie con Riondino e Ragonese nel segno della memoria

ROMA. Una storia vera, soprattutto una storia esemplare che racconta di sciagura e di rinascita, di aberrazione e di recupero. «Questo film dà la possibilità di ascoltare le storie che solitamente sentiamo da persone adulte come la senatrice Liliana Segre . Qui, invece, sono le vittime a parlare, appena salvate. La perdita di un cucchiaio comportava nei campi di concentramento la condanna a morire di fame».

«La guerra è finita - ricorda il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta - nasce da una storia vera, quella dell’esperienza di Sciesopoli a Selvino, dove tra il 1945 e il 1948 furono raccolti e aiutati in un istituto più di 800 bambini e adolescenti ebrei provenienti dai campi di concentramento di tutta europa perché potessero recuperare la serenità e il diritto alla felicità che era stata loro sottratta.

È l’aprile del 1945. All’indomani della Liberazione iniziano a tornare in Italia, dai campi, gli ebrei sopravvissuti al nazismo. Tra questi, ci sono dei bambini. Davide , un ex ingegnere si reca alla frontiera alla ricerca del figlio deportato due anni prima con sua moglie. Di Daniele non c’è traccia, ma al suo posto c’è un bambino della sua età, Giovanni, muto per i traumi subiti. E insieme a lui ce ne sono altri di varie località e età.

«La memoria se non la racconti non esiste - afferma il regista Michele Soavi -. Mi sono aggrappato alla storia di mia nonna, che si chiamava Levi, e ad una filastrocca che mi ha turbato da ragazzo, ossia “Re degli elfi” di Goethe». Altra protagonista, Isabella Ragonese, rileva: «Fare i conti con il proprio passato, anche oggi è è un modo per andare avanti sempre, non uno slogan».

 

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