La grande tempesta, un anno dopo

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Vaia ha falcidiato 16 milioni di alberi. Si combatte per liberare le valli. Eppure, tra gli esperti, regna una certezza: tutto tornerà, meglio di prima

Nelle immagini in questa pagina, i boschi schiantati nella piana di Marcesina e lungo la strada che da Roana – uno dei punti di accesso al pianoro – porta a Vezzena: siamo sull’altopiano di Asiago . Secondo Michele Lapini, il fotografo del nostro servizio, «tornando qui un anno dopo, non si nota subito l’opera di pulizia, a meno che non ci si capiti davanti. È un’operazione lenta: l’area è molto vasta e i terreni impervi».

Gli scarponi s’incastrano tra un ramo e un tronco di abete rosso. Le mie mani scivolano, la corteccia lacera la pelle. Le imprecazioni da queste parti sono solo una particella esclamativa, nulla più. Fango e aghi di pino dentro i calzettoni e nel collo. Proseguire nel fitto groviglio gordiano di legna è impossibile.

Il nemico invisibile che tutti temono sono i coleotteri scolitidi. «Fanno larve sotto corteccia, nel legno fresco. Con gli schianti diffusi possono pullulare, ovvero replicarsi velocemente attaccando gli alberi vivi», spiega Giorgio mentre mostra una delle trappole usate per contarli e individuarli. Eccola la ragione di voler rimuovere velocemente i tronchi rovinati al suolo: fermare un’epidemia tra le piante rimaste in piedi.

 

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Grazie al fantastico popolo veneto...non si sono abbattuti e stanno lavorando incessantemente.

Quali esperti? No perché climatologi e meteorologi probabilmente vi direbbero il contrario. Visto che di eventi estremi ce ne saranno ancora e più frequenti

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