Inoã è un quartiere di Marica, vicino alla città di Niteroi. Abbiamo cercato di trovare un grande spazio a Niteroi, dove sono nato ma non è stato possibile affittarlo. Poi abbiamo trovato questo bellissim
o luogo a 40 minuti da Rio de Janeiro. La parola deriva dalla lingua indigena tupi e ha due significati: “erba alta” e l’abbreviazione di nonã, che significa affusolare, perché è una regione che si restringe quando incontra un bellissimo gruppo di montagne della regione chiamato Serra da Tiririca». Così il coreografo e performer brasiliano Bruno Beltrão racconta lo spettacolo Inoah in scena stasera alle 20,45 e domani alle 17 al teatro Astra per Torinodanza festival organizzato dal Teatro Stabile di Torino. Alle danze urbane Beltrão, nato nel 1980 si appassiona a partire dai 10 anni, ben prima di fondare con l’amico Rodrigo Bernardi, nel 1996, ancora adolescente, la compagnia Grupo de Rua.
za che è anche educazione, protesta, scelta politica. «Ogni azione umana – prosegue Beltrão – è politica. Come dice la mia amica e coreografa brasiliana Dani Lima: “Nessun gesto è innocente, nessuna danza è solo estetica”.
L’artista ha un ruolo fondamentale in questo processo, ha il dono e il dovere di risvegliare le coscienze. Il coreografo non ha dubbi: «La nostra compagnia fa fatica a lavorare in Brasile in questo momento. Meno male che c’è la scena internazionale. Il governo brasiliano tratta gli artisti come truffatori in cerca di denaro facile e ci sono molti tagli in questo campo, ma non solo.
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