Un operatore dell’ufficio di Lesbo dell’Unhcr racconta le condizioni di vita in cui sono costretti i circa 14 mila migranti che vivono lì: «Ci sono sbarchi ogni giorno. Frontex non vuole avere a che fare con noi»LESBO . Non si può parlare di immigrazione solo in termini di numeri. Le vite di queste persone sono diverse una dall’altra e si cerca spesso di spiegare che non si rispetta la loro dignità riducendo tutto a cifre e costi.
ABR raccoglie i numeri di ogni sbarco e li condivide con quanti più dettagli possibili: il punto esatto dove è avvenuto, la tipologia , quanti uomini, quante donne e quanti minori. Non sono dati ufficiali, arrivano da altre ong che controllano le coste di tutte le isole greche che si affacciano sulla Turchia. «Non sono numeri della guardia costiera turca o di Frontex perché le autorità contano i migranti solo quando li registrano. Dopo un paio di giorni, però, i conti tornano». A parlare è Theodoros Alexellis, un operatore dell’ufficio di Lesbo dell’Unhcr. L’ufficio locale dell’Unhcr è minuscolo e nascosto in un cortile dietro un bar.
Molti temono che la nuova guerra di Erdogan, anche se oggi sembra essersi almeno interrotta, possa portare un nuovo aumento esponenziale degli sbarchi. D’altronde Erdogan ha espressamente minacciato l’Unione Europea di riaprire i rubinetti dei flussi migratori. Voi siete preoccupati? «Sì certo, siamo molto preoccupati e cerchiamo di attrezzarci. D’altronde le coste turche sono piene di centinaia di migliaia di profughi che attendono di partire. Oggi, tuttavia, non ci sono segnali che indichino cambiamenti. Almeno per ora».
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