“Gli amici di Piero”, una grande festa con tutti i musicisti torinesi che amano la loro città - La Stampa

TORINO. Che, poi ti devi alzare la mattina presto e lo sapevi che la sera prima non dovevi esagerare, ché presto o tardi, il giorno sarebbe arrivato. Ed il giorno è arrivato. Severo. Inevitabile. Puntuale come la mamma che ti ricorda di fare la doccia prima di sederti a tavola per mangiare la cotoletta.

Così mi ritrovo sveglio, alle nove. E dopo aver fatto le quattro, le nove in pratica è l'alba. E ho un cerchio alla testa gigantesco. Così grande che se me lo stancassero dalla fronte sembrerebbe l'aureola di un santo. Forse è per questo che nel raccontarvi degli Amici di Piero, assumerò un tono ecumenico. Più che del concerto, però, vorrei parlare del backstage, lo spazio misterioso in cui si acquattano gli artisti prima di darsi in pasto al pubblico.

Canta con i Linea 77. E mentre canta salta da una parte all'altra. Poi si esibisce con i Subsonica - che per inciso, restano i numeri uno - e mentre si esibisce salta da una parte all'altra. Poi si prepara a fare l'ospite della TJO Torino Jammin' Orchestra. E mentre si prepara, salta da una parte all'altra. Va prendersi un drink. Torna. Ti racconta della sua esperienza a X Factor. Ti propone di incidere un disco. Ti chiede se il giorno dopo vuoi giocare a tennis.

Ma qui è così. Non siamo né a Roma né a Milano. Siamo a Torino. Siamo discreti e formali. Ci si vuole bene sul serio. O così sembra. Non è tanto la musica ad unire gli artisti torinesi né banalmente il conoscersi. Non solo quello almeno. Qui semplicemente tutti amano la propria città. Davvero. Ognuno a modo suo. Perché nel fondo del fondo ciascuno di loro sa che Torino è l'unico luogo in cui sarebbero potuti nascere. Ed essere ciò che sono. Aldilà della beneficenza, aldilà della musica, aldilà di tutto, anno dopo anno, gli Amici di Piero e il suo backstage sono l'occasione perfetta per ricordarcelo.

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