La luce morbida che filtra dai lucernari della grande esedra, all’ultimo piano dei Musei Capitolini, sembra accarezzare il manto bronzeo della Lupa. Accanto al simbolo indiscusso di Roma, ecco la statua antica più copiata degli artisti moderni, lo Spinario. Il fanciullo, datato 50 a. C, intento a levarsi una spina conficcata nel piede, con la sua posa plastica segnò un nuovo inizio nella ricerca tra la figura umana e lo spazio.
Il colpo d’occhio è emozionante: sotto la volta vitrea dell’esedra la Lupa si confronta con lo Spinario, la cosiddetta Zingara, la statua equestre di Marco Aurelio e la testa, la mano destra, il globo e un piede dell’enome Colosso di Costantino, eretto nel 1072 e originariamente dorato. "Si tratta di alcune tra le statue bronzee antiche più interessanti e meglio conservate — spiega lo studioso — . Riunirle insieme è un risultato straordinario.
Per l’occasione le statue di bronzo sono state ripulite e studiate. "Abbiamo la conferma che la Lupa è un pezzo unico — continua Parisi Presicce — perché al suo interno contiene ancora il calco in argilla". Terra che oggi si può attribuire con certezza alle sponde del Tevere, segnatamente un’area vicino a Veio: la Lupa è una vera " romana di Roma". E sono giunte novità anche dalla statua della Zingara.
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