, oggi bianconero: «Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, e aveva ancora due anni di contratto — ha racconta il presidente del Napoli al—. Ricordo che a febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, parlammo di tante cose ma non accennò a chiusure, a separazioni, mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società».
E poi di: «La squadra aveva dimenticato il 4-3-3 sarriano, a Rino ho chiesto la riverginazione di quel modulo, anticipandogli che lo scotto da pagare sarebbero state tre, quattro sconfitte di fila. Ne ha perse di meno. Carlo, come mio padre, era l’ambasciatore, io e Rino siamo molto simili, due guerrieri, due che non le mandano a dire, due condottieri. Confermato? Ma che domanda è? Gli avevo fatto un contratto di un anno e mezzo nel quale era contemplata la via di fuga per entrambi.
ma basta con queste commedie da sottosviluppati
Mi pare cosa buona e giusta incendiare il clima con questa intervista. Già si amano alla follia napoletani e juventini. Il livello dei dirigenti di calcio assomiglia sempre più a quello degli ultras più scalmanati.
ah, queste rivelazioni a orologeria, giusto due giorni prima della partita
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