Condiziona l'esistenza di un individuo, incide sulla qualità della sua vita e può compromettere relazioni sociali, attività lavorative e abilità personali: quando il dolore si trasforma da spia di un malessere a malattia stessa, diventando cioè “cronico”, è necessario affidarsi a trattamenti terapeutici specifici in grado di ridurre l'impatto della sofferenza sull'individuo.
«Il dolore cronico è una malattia che ha risvolti non solo fisici ma anche psicologici e sociali» spiega Vittorio Schweiger, Ricercatore Universitario e Responsabile della Struttura Semplice di Terapia del Dolore presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Integrata di Verona. «Per questo deve essere affrontata nella sua globalità, attraverso un approccio multidisciplinare volto a migliorare significativamente la qualità della vita dell'individuo».
È vero che c'è ancora molta resistenza nei confronti della terapia del dolore, soprattutto da parte dei medici di famiglia? Da questo punto di vista si deve sicuramente fare di più: la patologia è fin troppo nota ma le modalità terapeutiche devono essere conosciute meglio da tutti, anche dai medici di base stessi. È necessario quindi diffondere il concetto di “dolore cronico” e di “trattamento del dolore” in modo tale che anche questi professionisti siano aggiornati e bene informati a riguardo.Il rapporto medico-paziente è fondamentale.
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