C’è il mondo, negli occhi di Gisèle, a casa di Gisèle. La gioia, l’infanzia, l’arte, la libertà, la Grecia, la poesia, l’amicizia, il terrore, la nobiltà. L’enigma, anche. Una misteriosa eroina del nostro tempo, riconosciuta nel 1997 tra i “Giusti fra le Nazioni”, il titolo assegnato dallo Yad Vashem, l’ente israeliano per la Memoria della Shoah, ai non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare gli ebrei durante l’Olocausto.
Nella soffitta della casa di Amsterdam, testa in bronzo di Friedrich Buri , uno dei giovani che Gisèle ospitò durante il secondo conflitto. Ebreo tedesco, insegnante di arte, legato allo scrittore Wolfgang Frommel che già risiede nell’appartamento di Gisèle, vi si trasferisce anch’egli, nel 1942.“Arte, cultura, libertà e amicizia” è il motto di Gisèle d’Ailly van Waterschoot van der Gracht, un nome difficile, che ne rivela la complessità delle radici.
Sulla cassettiera, una tela dipinta da Gisèle nello studio all’ultimo piano dell’edificio che prende luce da una parete interamente a vetrate. Il vasto ambiente che occupa tutto il piano ospita oggi i periodici incontri culturali, chiamati “dialogue”, organizzati da Castrum Peregrini.Qui si stringono legami eterni. Vivono d’arte, si nutrono di parole.
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