Per noi dei paesiè il suo centro, con la stazione e le vie dei negozi, i ristoranti e le gelaterie. C’è un’altra città oltre il fiume, dopo il Ponte del Mare e il porto turistico. Ci arrivo senza orientarmi nella rete di strade che portano i nomi dei grandi navigatori. Costeggio la foce e svolto a qualche incrocio per ritrovarmi sempre qui, in Piazza Rizzo. Invece di una statua ha come monumento una vecchia barca ridipinta, con le bandierine un po’ sfilacciate dal vento.
Me ne sono andata con l’impressione forte di quella figura seduta sullo sfondo rosso del muro. Ho chiesto a Mariagrazia e Francesco, i miei amici pescaresi, dov’ero stata, che zona era quella in cui mi ero addentrata perdendomi tra le vie dei navigatori sul lato destro del fiume.Ci sono tornata con loro la settimana dopo, volevano presentarmi una persona.ci ha ricevuti in uno spazio all’aperto dietro la casa, in parte protetto da una tettoia.
. Più tardi si vestiva e si ritrovava con le altre a vendere la scafetta di pesce verso la Dogana, ai soliti clienti.. Questo ho capito da Isolina. Le donne ne sono le custodi. Con l’occhio al cielo e l’orecchio al vento ten- gono a mente i loro uomini in mare, e intanto crescono i figli. Combattono le avversità e le macchie di umido che si arrampicano su per i muri. Qui, dove un secolo fa era palude. Negli anni diventano anziane autorevoli, sono madri di una comunità.
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