si è diffusa al Teatro Alla Scala di Milano, per il corpo di ballo impegnato nelle prove è stato un colpo al cuore. «Fino a due mesi fa era qui in sala a spiegarci, a cantare, a ballare, a ridere e a scherzare insieme a noi. Quando è arrivato il sovrintendente generale per parlare con il nostro direttore e questi è rientrato in sala per
«È stata con noi due settimane, dandoci nozioni su un balletto che nessun altro avrebbe potuto conoscere meglio di lei. Anche quando è venuta in sala, dopo anni che non tornava, era veramente contenta. È un po’ come se avesse dato un addio a quello che era ancora il «suo» teatro». «La sua limpidezza, la sua naturalezza, la sua spontaneità. Com’era in scena lei era in sala. E com’era in sala era fuori dal teatro. Quello che ci ha insegnato è l’importanza di essere sempre noi stesse, all’interno della scena e all’esterno. Anzi, all’interno della scena a maggior ragione: perché solo così si riescono a trasmettere delle emozioni reali, che ci appartengono veramente».
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