«Negli Stati Uniti la battaglia sarà più lunga. Qui siamo ancora nel pieno della prima ondata, ma ci sono anche segnali di ottimismo da non trascurare. A cominciare dalla diminuzione della mortalità». Alessandro Vespignani, 55 anni, romano, fisico informatico, è il direttore del Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems, alla Northeastern University di Boston.
«Non parlerei di seconda ondata. Sappiamo che gli Stati Uniti sono composti da tante realtà diverse. È chiaro che qui la battaglia sarà più lunga rispetto a quanto stiamo osservando in Europa, dove si può passare alla fase successiva, avviando per esempio il tracciamento dei casi». «Bah... Stiamo parlando di episodi. Il punto è che negli Usa ci sono territori che hanno adottato misure dipiù rigide di altri. Alcune decisioni sono prese addirittura a livello di contea. Questo può spiegare la sorpresa di un dato come quello della California che pure ha adottato provvedimenti severi sul piano statale. In ogni caso siamo ancora nel pieno della prima ondata.
«Penso che il nostro orizzonte debba essere quello delle quattro settimane. Noi, come altri, inviamo periodicamente le nostre proiezioni al Cdc . Sulla base di questi modelli, è possibile prevedere che da qui a un mese si possa arrivare a un totale di 140-145 mila morti. Più o meno in linea con le stime fatte tempo fa».«È presto per dirlo. Ci sono troppe variabili in gioco.
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