. Per circa trent’anni è stato il direttore sportivo della società calabrese. Quella che dalle categorie più basse ha raggiunto la vetta della Serie A. L’esperto dirigente apre le porte della sua Roccella Jonica alla rubrica “I giganti del calcio” di. Dagli inizi della carriera ai giorni nostri, con un futuro ancora tutto da scrivere. Magari come consulente di mercato o responsabile dell’area tecnica di chi vorrà puntare sull’usato sicuro.
Che sia in campo lavorativo o nella vita di tutti i giorni prima di tutto rispetto le persone: i miei genitori mi hanno insegnato a rispettare tutti e cerco sempre di seguire i loro insegnamenti”.“Guardavo tennis e ciclismo. Poi il ciclismo dopo la vicenda Pantani l’ho abbandonato. Mi piace andare in giro con mia moglie, sono appassionato dei paesi piccoli che hanno una storia. E ascolto musica”.“A Roccella c’è il Festival del Jazz, un genere che mi piace.
A Crotone tanti talenti valorizzati e una gestione minuziosa dello spogliatoio e sul mercato. Ha mai avuto l’occasione di andare una una grande squadra? “No. Lavorare al Sud è difficile: se fossi stato al Nord non so cosa sarebbe successo. Al Sud devi lottare due volte per emergere, devi inventarti qualcosa. Quando, grazie alla mia amicizia con Franco Ceravolo, prendevo contatto con il mondo Juventus mi piaceva guardare come lavoravano. Avevo un bel rapporto con Luciano Moggi. Se avessi lavorato al Nord magari le cose sarebbero state diverse. Ma sono contento di tutto ciò che abbiamo fatto a Crotone.
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