Una sera, all’improvviso, Maestrelli riunì tutta la sua famiglia intorno a un tavolo, nella casa di Bari. C’erano Lina, la moglie, Patrizia e Tiziana, le due figlie femmine, Massimo e Maurizio, i due gemelli maschi. Tommaso era retrocesso da qualche giorno in Serie B con il Foggia, era ancora a pezzi e consapevole che era stato uno dei responsabili di un evento che gli aveva spezzato il cuore. Teneva tutto dentro, ma per lui la famiglia era sacra, come la moglie.
È stata una Lazio maledetta, una Lazio che si integrava perfettamente nel contesto storico di un Paese angosciato dalle lotte armate, dalle stragi, dai conflitti studenteschi. E come per un curioso gioco del destino, avrebbe vinto il suo primo scudetto nel giorno i cui i cittadini andarono a votare il referendum sul divorzio. La sua formazione sembrava una filastrocca: Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
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