TIM, Open Fiber e la rete unica: il dilemma antitrust

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BRUXELLES. In Italia si dà ormai per sicuro che si farà la rete unica di telecomunicazioni, grazie alla fusione tra TIM ed Open Fiber. La volontà del governo, che si è ormai espressa con forme inequivocabili e sorprendenti (ad esempio l’irrituale lettera sull’operazione KKR) è talmente palese che non vi sono più dubbi sull’argomento. Pochi però sembrano porsi il problema di un passaggio tutt’altro che secondario per portare avanti l’operazione: l’autorizzazione antitrust. Infatti l’aggregazione delle reti di TIM ed Open Fiber creerebbe in Italia un nuovo monopolio nella rete d’accesso i cui costi, limiti e scelte tecnologiche verrebbero scaricate sull’intero settore: non solo sulle telecomunicazioni, ma su tutta l’industria e la società che così tanto dipendono dalla connettività e dal digitale. Un’operazione del genere deve per forza passare al vaglio dell’autorità antitrust competente ed il responso, sulla base delle informazioni di cui si dispone, sembrerebbe tutt’altro che scontato. Piuttosto preoccupa l’atteggiamento di molte parti coinvolte che trattano il tema antitrust come di un ammennicolo da sbrigare in un secondo momento; ma soprattutto sorprende l’atteggiamento del principale attore dell’operazione, vale a dire TIM, che insiste nella volontà di ri-creare un monopolio privato, soggetto al controllo della stessa TIM, e verticalmente integrato, quindi con la capacità di influire sulla competitività dell’intero settore. Gli scarsi precedenti europei nel settore telefonico Non esistono precedenti pertinenti in materia perché mai è venuto in mente a qualche operatore ex-monopolista delle telecomunicazioni di comprarsi il suo unico concorrente e ricreare il monopolio della rete fissa. L’orientamento della Commissione europea e delle autorità antitrust è sempre stato quello di privilegiare la concorrenza tra reti, stimolando quindi la creazione di nuove, e non certo autorizzandone la riduzione. L’unico precedente di qualche pertinenza risale al 2014 quando l’in

BRUXELLES. In Italia si dà ormai per sicuro che si farà la rete unica di telecomunicazioni, grazie alla fusione tra TIM ed Open Fiber. La volontà del governo, che si è ormai espressa con forme inequivocabili e sorprendenti è talmente palese che non vi sono più dubbi sull’argomento. Pochi però sembrano porsi il problema di un passaggio tutt’altro che secondario per portare avanti l’operazione: l’autorizzazione antitrust.

Resta piuttosto da chiedersi se Bruxelles abbia veramente voglia di spendersi su questo tema. La creazione di Open Fiber, con i costi relativi, e le giravolte di questi giorni, del ritorno al monopolio targato TIM, sono talmente irrituali che la tentazione di restarne fuori potrebbe essere alta.

In secondo luogo, l’intervento eccezionale dello Stato , dovrebbe essere rivolto ad una vera e rapida modernizzazione delle reti di telecomunicazioni: la nuova società a supervisione pubblica dovrebbe quindi impegnarsi nell’installazione di una vera rete in fibra ottica, cioè fino agli edifici , accelerando lo spegnimento della vecchia rete in rame. In altre parole, si tratterebbe di espandere e sviluppare la nuova rete di Open Fiber, e dismettere gradualmente quella in rame di TIM.

 

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