Negano qualsiasi legame con il terrorismo e sostengono di essere stati ingannati dall'attentatore gli imputati sotto processo per laEra la sera della festa nazionale francese quando Mohamed Lahouaiej-Bouhlel si lanciò con un camion sulla folla radunata sul lungomare per vedere i fuochi d'artificio: morirono 86 persone tra cui sei italiani, e ci furono oltre 450 feriti. L'attentatore fu ucciso dalla polizia.
La Corte d'assise speciale di Parigi ha ascoltato per la prima volta gli imputati presenti un aula, sette degli otto accusati. Uno è al momento detenuto in Tunisia e sarà processato in contumacia. Come riportato dai media locali, tutti e sette si sono dichiarati innocenti, in particolare le tre persone accusate di associazione a delinquere di stampo terroristico.
"Da abitante di Nizza, non è facile pensare di essere implicato in fatti cosi' gravi", ha dichiarato Ramzi Arefa, all'epoca 21enne, l'unico a rischiare l'ergastolo. Ha ammesso di aver fatto da intermediario per la vendita di una pistola, ma di non conoscere Lahouaiej-Bouhlel al di fuori del narcotraffico.
Gli altri imputati sono accusati di crimini minori e non terroristici come la vendita o il trasporto di armi. Due hanno parlato tramite traduttori albanesi, dicendo che erano dispiaciuti per le vittime ma che non sapevano nulla delle intenzioni di Lahouaiej-Bouhlel.
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