, altrettanto apprezzato ex direttore creativo di Gucci, che entrerà in carica il 2 aprile. Michele ha detto di ammirare la storia e lo stile fatto di «ricercatezza ed estrema grazia» del marchio e di volergli «rendere omaggio» «attraverso la mia visione creativa».
Grazie all’aiuto finanziario del padre e di un amico di lui, aprì un atelier in via Condotti, a Roma, e realizzò la sua prima collezione, in cui era già presente quello che sarebbe diventato il suo prodotto più iconico: il vestito rosso.
Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti a una partita di polo in Connecticut, Stati Uniti, settembre 2011 L’abito proveniva da una delle collezioni più famose di Valentino, presentata a Roma nel 1968: comprendeva solo abiti bianchi, avorio e beige, in controtendenza con le stampe psichedeliche e i colori accesi dell’epoca. Come ricorda Consuelo Crespi, corrispondente perda Roma negli anni Sessanta: «fu sensazionale, utilizzava tessuti che costavano 2.000 dollari al metro. Tutti in bianco». Quella sfilata, ricorda lo stesso Garavani, «mi portò all’apice».
Vista la natura degli abiti, i red carpet sono sempre stati tra i momenti di maggiore visibilità per Valentino. Per esempio nel 1981 l’attrice Jane Fonda ritirò il premio Oscar per il miglior attore protagonista al posto del padre Henry con un vestito di, precedentemente indossato dalla modella e attrice Brooke Shields e l’attrice Jessica Lange era in Valentino quando ricevette l’Oscar per migliore attrice non protagonista per, nel 1983.
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