Da «Donald», locale storico nel centro spagnolo aperto dal 1973, il proprietario ha deciso di ricercare solo persone che abbiano esperienza. Ma soprattutto voglia di lavorare. «I giovani non vedono l’ora di andarsene e scambiano il vermouth per un vino rosso o bianco»
Poco professionali e poco qualificati, talvolta maleducati, infedeli alla divisa, restii a restare oltre l’orario delle canoniche sette ore. Il profilo non è dei migliori e così, uno di quei ristoratori in via di estinzione, ha deciso di cambiare annuncio: «Cerchiamo personale con abbastanza esperienza nel settore e possibilmente».
. Comportamenti inaccettabili per uno come lui che ha iniziato a 26 anni a lavorare come cameriere. Era il 1973, l’anno in cui è sorto questo posto, che poi, anni dopo, ha rilevato. È aperto dalle 12 a mezzanotte. Qui non c’è QR code, il trattamento è personalizzato e i camerieri , come dice Mariano, sono «metà confessori e metà psicologi». E questo è il profilo che più attende di trovarsi di fronte: dedicato, impegnato, gioioso.
La volontà di relazionarsi con persone over 45 anni nasce dal fatto che già dalla formazione c’è una discrepanza d’intenzioni. Perché, si chiede Mariano, devo pagare qualcuno, e quindi formarlo, se non ha voglia di imparare? Fatto dimostrato anche nel momento in cui, «terminate le sette ore, questi giovani camerieri escono correndo». Insomma, non amano la professione né ne sposano la causa.
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