«Credo, in tutta onestà, che ci troviamo a un passo dalla resa, a un solo metro da un legittimo sconforto ma so anche che, dando fondo al meglio di noi stessi, possiamo farcela ad augurarci in tutta sincerità un buon anno, un anno finalmente buono»
Riempito in pochi minuti il carrello, la cassiera mi riconosce: “Scriva qualcosa che ci dia speranza”, mi dice gettando uno sguardo alla desolazione urbana attorno a sé con l’aria stupita del superstite a un naufragio. Quella richiesta inattesa, combinata a quello sguardo smarrito, mi giungono come una chiamata cui non si può non rispondere.
La speranza è merce rara, preziosa, non si compra a buon mercato. Anzi, non si compra affatto: si conquista. Per questo motivo dobbiamo partire dalla cruda realtà: siamo stanchi, siamo sfiniti, siamo immalinconiti da questo secondo inverno di pandemia.
E, invece, no. Credo, in tutta onestà, che ci troviamo a un passo dalla resa, a un solo metro da un legittimo sconforto ma so anche che, dando fondo al meglio di noi stessi, possiamo farcela ad augurarci in tutta sincerità un buon anno, un anno finalmente buono.
fattiunabevuta
Madonna che bell articolo!! Da brividi!
NonSiMollaUnCazzo
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