Claudia Mortali, prima ricercatrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell'Iss:"Molte sfide legate al cibo, sembrano più innocue ma possono nascondere pericoli"Sono nati"con una 'Ferrari' tra le mani - smartphone che li connettono al mondo e li espongono anche a rischi globalizzati - ma non hanno ancora gli strumenti per poter controllare pienamente il mezzo. Non sono fisiologicamente pronti". E' così che.
Claudia Mortali, prima ricercatrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanitàSul cibo le sfide social"sono molto diffuse - evidenzia l'esperta - Ce ne sono tante anche importate dall'America e da altri Paesi. Sono mode e la globalizzazione in questo è fortissima. Basta infatti che i ragazzi vedano il video perché superino i confini.
"E abbiamo anche osservato - prosegue Mortali - che i ragazzi che praticano social challenge hanno il doppio del rischio di diventare dipendenti da social media o videogame, e addirittura il triplo di avere un problema di ritiro sociale". Il fenomeno delle sfide tra l'altro è più diffuso fra gli 11-13enni, mentre sembra leggermente scemare fra i più grandi, nella fascia 14-17.
Sulla patatina ultra piccante è partito un esposto dell'Unione nazionale consumatori, inoltrato a ministero della Salute, Nas, Istituto superiore di sanità e Antitrust. Rispetto al cibo c'è anche un altro problema, fa notare l'esperta:"Usato in un certo modo - avverte Mortali - può essere strumento di dipendenza e correlarsi a disturbi alimentari. Quindi sappiamo che si possono innescare tante altre problematiche".
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