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Sergio Borbey ritenta il “poker” alla Becca di Nona

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AOSTA. Il boccone amaro non era stato per nulla digerito da Sergio Borbey. Quei quattro giri a piedi fino in cima alla Becca di Nona, che si era prefissato a inizio estate, sono ancora un sogno che vuole presto trasformare in realtà. Il suo primo tentativo, provato tra il 4 e il 5 luglio, non è andato a buon fine: il valdostano si era dovuto fermare dopo il terzo giro perché qualche escursionista aveva di fatto tolto gli alimenti lasciati appositamente lungo il percorso. Il caldo e la mancanza di energie avevano stoppato la cavalcata del pisteurs di Pila che ama la corsa, i trail e che quest’anno avrebbe voluto puntare a una posizione di rilievo al Tor des Géants. Cancellato il suo obiettivo primario, ha capito che sarebbe stato l’anno giusto per provare a realizzare un progetto che custodiva da tempo nel cassetto. In 17 ore e mezza è salito è sceso per tre volte la Becca di Nona, partendo da Pont Suaz nel cuore della notte. Ma a lui non basta. Nella sua testa ci sono i quattro giri e vuole riprovarci. Da qualche settimana si è segnato sul calendario il 22 e il 23 agosto, con un format ormai collaudato. Partenza a mezzanotte in punto da Pont Suaz, prime ascese con la frontale accesa e una temperatura piacevole, poi altri due giri di giorno. Che non preoccupano più di tanto il trailer. «Non temo il caldo - spiega -, ho però visto che dovrò accelerare un po’ i tempi». In queste settimane è successo un po’ di tutto, anche qualche giorno di stop forzato per una condizione fisica non delle migliori. L’ultimo qualche giorno fa, dovuto a un ritmo e a una andatura troppo elevata. «Ho avuto una crisi perché non sono abituato a fare velocità - spiega -. Quando vado a correre all’area verde di Gressan mi inchiodo e ci metto qualche giorno a riprendere». Per mantenere la gamba ha continuato a girare sulle vette della Valle d’Aosta, è salito anche al Mont Emilius e al Bivacco di Arno, in mountain bike ha terminato un giro di 91 chilometri affrontando un dislivello positivo di 5.

18 Agosto 2020

Cancellato il suo obiettivo primario, ha capito che sarebbe stato l’anno giusto per provare a realizzare un progetto che custodiva da tempo nel cassetto. In 17 ore e mezza è salito è sceso per tre volte la Becca di Nona, partendo da Pont Suaz nel cuore della notte. «Ho avuto una crisi perché non sono abituato a fare velocità - spiega -. Quando vado a correre all’area verde di Gressan mi inchiodo e ci metto qualche giorno a riprendere»

 

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