Al Giulio Cesare di Shakespeare appartiene la sentenza per la quale «non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi», e Roberto Pazzi sembra averlo distillato nelle poesie di un'esistenza intera, nonostante l'attrazione per l'astrologia e per l'influenza simbolica del cielo sulla sorte degli esseri umani.
Il condottiero che il bardo ha reso immortale, inoltre, potrebbe apparire tra le ombre che lo scrittore chiama in causa in Un giorno senza sera. Antologia personale 1966-2019 , insieme allo zar Nicola II, a Bonaparte, ad Antonio e Cleopatra, a tutti quelli che la storia ha immortalato al pari di Giovanni e Giuda, di Euridice e degli archetipi che ci guidano attraverso i miti e i testi sacri.
Verso dopo verso mette al riparo i piccoli gesti abituali, le azioni che cotidie ripetiamo davanti allo specchio e che all'apparenza consideriamo insignificanti come «caricare gli orologi / alzare le tende / riaprire le finestre», ma che proprio nel loro ritorno rituale ci definiscono, ricuciono i nostri attimi e combattono il nulla tra un ricordo e l'altro.
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