Cara Luana, ti chiedo scusa anche se troppo tardi. Ti chiedo scusa perché potrà sembrarti strano e paradossale ma questo è un paese dove, nonostante dal 2000 siano quasi 3500 le vittime, ci costerniamo, ci indigniamo ma non facciamo nulla o poco. 🌷
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Bici, monopattini e auto: la battaglia che divide la cittàDuemilaquattrocento commenti. E mille condivisioni. Queste le reazioni solo sul profilo di Chiara Appendino. Senza contare i dibattiti esplosi in decine di pagine indipendenti. L’«Adesso Basta» della sindaca ha spaccato in due la città. Lo sfogo social in difesa della mobilità sostenibile e contro gli automobilisti indisciplinati alimenta da giorni riflessioni e polemiche, tutt’altro che virtuali. «Basta cercare alibi esterni», scriveva domenica in merito agli ultimi incidenti, invitando tutti a smetterla di dare la colpa a monopattini, pedonalizzazioni, incroci e piste ciclabili. «Serve il rispetto delle regole». Invito rivolto «in particolare a chi conduce veicoli a motore». Apriti cielo. Pochi minuti e il confronto sul ring di Facebook è diventato un derby: da una parte chi, per necessità o convinzione, sostiene i motori e dall’altra il sempre più nutrito gruppo dei «No Oil». Una contesa pre-elettorale che però racconta una verità sotto gli occhi di tutti: la mobilità di Torino, piaccia oppure no, è cambiata. È iniziato tutto da quell’annuncio che ai più era parso una provocazione. Una pista ciclabile su via Nizza. Quella che, da sempre, è (era) considerata la direttissima di collegamento tra Sud e centro città. Il primo tratto di asfalto rosso è comparso due anni fa. Poi un’infilata di cantieri - non ancora conclusi - e alla fine le piste sono diventate due: le biciclette a correre tra i marciapiedi e i posteggi, un’infinità di gimcane tra i dehors. Oggi il rettilineo tra piazza Carducci e Porta Nuova è tutt’altro che una strada scorrevole. Di tracciati ne sono arrivati altri a ridisegnare la mobilità, e il traffico: ciclabili al posto delle corsie prima ad uso e consumo di auto e moto. Ciclabili sui marciapiedi e incroci ridisegnati fino a diventare irriconoscibili. La stessa sorte è toccata, più di recente, anche ai controviali diventati Zone 20 - che significa viaggiare in auto alla stessa velocità di chi pedala - con tanto di «case avanzate» ai semafori per Ottimisti
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