CITTÀ DEL VATICANO — Giorgio Napolitano ha l’aria commossa, la voce s’incrina. «Santità, ella non si stupirà se nelle mie brevi parole affioreranno accenti di particolare emozione…». Aula Paolo VI,Benedetto XVI e il primo presidente ex comunista della Repubblica italiana si guardano negli occhi
. In astratto sarebbe difficile immaginare due persone più diverse e invece si conoscono da anni, hanno quasi la stessa età equalcosa che va oltre il rispetto istituzionale e i buoni rapporti ormai consolidati tra i «due Colli» sulle rive opposte del Tevere, Quirinale e Vaticano.
Da giorni si scrive e si parla del congedo dal Papa del Presidente che si prepara ad andare, e nessuno in quel momento può sospettare che stia accadendo esattamente il contrario. Nessuno, tranne loro due. L’emozione di Napolitano non dipende solo dall’occasione.Di lì a una settimana, l’11 febbraio 2013, Benedetto XVI annuncerà ai cardinali e al mondo la propriaIn quel momento il Presidente è l’unico a saperlo, fuori da una cerchia ristrettissima di collaboratori del Papa.
Nella primavera di quell’anno, il 20 aprile, sarà il primo presidente della Repubblica ad essere rieletto per un secondo mandato. Quello che doveva essere il congedo del Presidente al Papa, a posteriori, era diventato l’opposto. Ma era solo un congedo formale, perché Napolitano e Ratzinger continueranno a scriversi e a vedersi,
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