Su una sola cosa tutte le testimonianze concordano perfettamente. Lucio era un fenomeno già da piccolo.
Nel suo piccolo mondo di provincia la “Primavera d’arte” aveva un discreto successo, era richiesta anche in altre città, e di nuovo la famiglia mostrò una larghezza di vedute non comune concedendo alla compagnia di portare qualche volta in trasferta anche il piccolo Lucio, ovviamente sotto la personale protezione del capocomico Dellos.
nel 1950 il padre Giuseppe morì per un tumore e la sua vita cambiò, inesorabilmente: «Avevo sette anni» raccontò a Baldazzi, «e provai la sensazione struggente di una perdita che mi consentiva di dire a me stesso con pietà e tristezza: “Da oggi sei solo come un cane”» Era la fine di quell’infanzia eccentrica e vagamente spensierata vissuta fino a quel momento. Da quell’istante la figura del padre iniziò progressivamente a sbiadire, quella della madre a diventare centrale, enorme, ma allo stesso tempo, soprattutto nei primi anni, il rapporto tra i due venne messo a dura prova dalle avverse circostanze.
E soprattutto era strano, diverso. Non cresceva, gli altri ragazzi diventavano alti, allungavano le gambe, mentre lui restava basso e cicciottello.
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