Proust a centrocampo

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UNDICI SCRITTORI PER UNDICI CALCIATORI/8. Emma Piazza racconta Leo Messi, che gioca a pallone con fraseggi che ricordano la “Recherche”

. Proust, principale, subordinata causale, incidentale, ancora Proust. Proust continua, subordinata oggettiva, causale, incidentale, finale, temporale. Proust non si ferma! Coordinata alla principale! Ormai lo stadio è in visibilio. Il cronista non ha più voce ma Proust non ha ancora finito. Subordinata causale, protasi! Il cronista si sgola, non ha più voce, ma Proust è in campo, in uno stato di trance, vede solo il gioco, non può fermarsi.

Se Proust fosse un giocatore, oltre che pallido e senza fiato, probabilmente non tirerebbe delle mine da centrocampo : gol comunque rari, mai scontati, come il gol di testa di Messi del 2009, contro il Manchester United. Proust quasi per certo arriverebbe in porta schivando, dribblando, schernendo, arrampicando, con una maestria tale che, una volta arrivata la palla in rete, ci sarebbe da rivedersi l’inizio dell’azione perché ce la saremmo già dimenticata.

Messi è definito da molti, e sembrano non avere dubbi, il più grande giocatore di tutti i tempi. E questa, oltre a sembrare un dato di fatto, è anche una storia più o meno romantica e più o meno perfetta per una favola. Potrebbe iniziare così: c’era una volta a Rosario, in Argentina, un bambino piccolino che, per colpa di una malattia, non cresceva come gli altri.

 

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