Le porte girevoli tra giudici e pm riservano qualche amara sorpresa. Chi sostiene che la separazione delle carriere che ha in mente l'esecutivo sia un attacco all'indipendenza e all'autonomia della magistratura e comunque limitata a un numero esiguo di casi dovrebbe studiare il caso di scuola che arriva da Cellino San Marco , feudo di Al Bano. Una curiosa coincidenza che scuote dalle fondamenta il principio del giusto processo.
La storia di Elia è finita più volte sui giornali. L'anno scorso denunciò che il giudice relatore di primo grado si era fatto ritrarre sui social network abbracciato plasticamente durante una festa col pm che lo aveva accusato , disse che un altro giudice si era quasi assopito davanti all'arringa «magistrale» del suo difensore.
Il pm che diventa giudice e vuol tornare a fare il pm è un'ipotesi al limite dell'assurdo che non sarebbe più possibile se passasse la riforma del Guardasigilli Carlo Nordio, che prevede un concorso unico con l'obbligo di indicare subito quale funzione si intende scegliere tra pm e giudice. Dopo cinque anni può scegliere: se cambia, deve lasciare il distretto giudiziario, sostenere un esame orale e frequentare un corso di formazione presso la Scuola della magistratura.
Per rendere ancor più imparziale e terzo il giudice «si potrebbero coinvolgere gli avvocati del libero foro», sottolinea Iai. Giudici che sarebbero comunque percepiti «altro» rispetto ai pm. Lasciando le storture del caso Elia confinate nei libri di storia e sui giornali.
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