Portabandiera? Anche no. Salviamo il soldato Sinner Jannik Sinner è uno splendido ragazzo, un atleta meraviglioso e un patrimonio nazionale. Per cui il giovane va ascoltato, l'atleta seguito, il patrimonio protetto. Avanti così rischiamo però di non adempiere al dovere collettivo principale quando si è alle prese con sportivi e campioni di valore assoluto come lui: quello, appunto, di proteggerli dalle troppe pressioni inutili, soprattutto se in salsa nazionalpopolare.
Forse preda di un entusiasmo contagioso da Sinner mania, il grande tuffatore ha però perso di vista quelli come lui: cioè gli atleti olimpionici che proprio come Dibiasi lottano, soffrono, dedicano intere vite lontano dalla ribalta per arrivare alla consacrazione olimpica.
Per fortuna e per il momento ci ha pensato il presidente del Coni Giovanni Malagò a riportare un po' d'ordine sul tema: «Il mondo dello sport apprezza» ha detto «che ci sia una regola non scritta che chi ha vinto un oro olimpico rappresenti il Paese. Ma non sottovalutate e dimenticate che ci sono anche i portabandiera della cerimonia di chiusura». Questione chiusa.
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