di licenza con la Società Italiana degli Autori ed Editori, la SIAE, l’ente pubblico italiano che si occupa della tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale nel cui catalogo rientrano quasi tutte le canzoni protette da copyright.
La somma che un utilizzatore deve pagare per sfruttare i diritti d’autore viene generalmente calcolata in base al bacino di utenza. Per esempio una radio nazionale paga molto di più di SIAE rispetto a una radio locale perché ha più ascoltatori: chi gestisce la radio deve compilare un resoconto preciso con l’elenco delle canzoni trasmesse i cui diritti verranno poi distribuiti dalla SIAE agli autori e agli artisti.
SIAE vorrebbe far valere le regole contenute nella direttiva sul copyright approvata nel 2019 dal Parlamento europeo e recepita dall’Italia alla fine del 2021. La direttiva dice che chi utilizza i diritti ha l’obbligo di fornire agli autori e agli artisti, anche tramite gli intermediari come la SIAE, informazioni sullo sfruttamento delle opere, compresi i guadagni ottenuti con i contenuti in cui sono riprodotte le opere.
Un altro problema è che «al momento c’è una distanza enorme da un punto di vista economico tra ciò che SIAE chiede e ciò che Meta è disposta a dare», ha detto Claudio Buja, Presidente di Universal Music Publishing Italia e consigliere di sorveglianza SIAE. «Ma così come abbiamo stretto accordi con altre piattaforme, per esempio TikTok, auspico anche in questo caso una trattativa fatta all’insegna del fair play».
Non è andata proprio così…
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