Per la prima volta l'influenza dominante di Mediobanca sulle Generali, il forziere finanziario nazionale, è da ieri a rischio. Sono ormai 40 anni che la compagnia, con periodicità, vive momenti di crisi al suo vertice. Sempre risolte con la conferma del ruolo di Mediobanca, che detiene il 13% del capitale.
Ieri Caltagirone ha dato il via alle danze, aprendo la presentazione dell'ambizioso piano di Claudio Costamagna, candidato presidente, e Luciano Cirinà, aspirante ceo. Sarà il mercato a giudicare, visto che il 35% del capitale è in mano a investitori istituzionali e che la partita si deciderà nell'assemblea del 29 aprile. Ed è questo il punto che serve per rispondere alla domanda: per la prima volta il futuro di Generali sarà deciso da tutti i soci.
Un esempio su tutti: il piano di Costamagna e Cirinà ha il pregio di mettere sul tavolo una questione tabù per la nostra Borsa, come i rapporti con le parti correlate . Con l'intervista rilasciata ieri al Sole 24 Ore, Caltagirone ha toccato il tema affermando apertamente che in Generali sono «migliaia l'anno» di cui molte con Mediobanca.
In altri termini, al di là di chi otterrà più voti, il prossimo cda delle Generali sarà più forte di tutti quelli nominati in precedenza. E più adatto ad affrontare un mercato globale in continua e anche drammatica evoluzione.
Come se fosse antani
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