Partita la marcia No Tav: “Non una chiamata alle armi, ma celebrazione della Val di Susa” - La Stampa

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La manifestazione vuole ricordare il primo cantiere per l’alta velocità smantellato da migliaia di persone, a Venaus, l’8 dicembre di 14 anni fa.

I numeri, ovviamente, non sono quelli di quattordici anni fa, quando una folla oceanica invase i prati davanti a Venaus, sradicò le reti e costrinse alla ritirata i presidi delle forze dell’ordine.. «Questa non è una chiamata alle armi, un appello nazionale a quanti credono che il super treno sia soltanto uno spreco di risorse e di denaro pubblico, ma è una celebrazione di Valle.

Il primo intervento dell giornata è quello di Alberto Perino, storico leader No Tav. La sua è una svolta ecologista e un richiamo ai temi ambientalisti del momento. Dice: «Il Tav è un ecocidio. Uccideranno l’ambiente. Dicevano che siamo morti, ci hanno messi in galera per farci tacere. Ma noi invece siamo ancora qui. Per dire no alla Tav, per salvare il pianeta e per la casse esauste del nostro povero Paese.

 

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Da Hong Kong a Parigi , non ci accetta piu le brutalita della polizia

la TAV serve a togliere i Tir dalla strada per ridurre l'inquinamento,i treni passeggeri,per il loro modesto peso,non necessitano di un tunnel di base privo di pendenza,indispensabile per convogli di 40 vagoni con 1 solo locomotore,base della convenienza del ferro sulla gomma

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La marcia dei “No TAV”coincide con la loro sconfitta - La StampaLa consueta marcia “no Tav” dell’8 dicembre, nell’anniversario degli scontri a Venaus del 2005, ricorda un giorno di guerriglia che, speriamo, non si ripeta mai più. Sarebbe una falsità e un’ingiustizia, però, identificare il movimento che, da oltre trent’anni, si batte contro la linea di “Alta velocità” ferroviaria Torino-Lione con le frange violente che, purtroppo, lo hanno strumentalizzato fino al punto di egemonizzarlo nell’immagine mediatica nazionale. Anche i più convinti fautori dell’opera dovranno ammettere che la partecipazione popolare dei valsusini ai tanti cortei “no Tav” che si sono svolti in questi anni è stata molto ampia. Forse non maggioritaria rispetto al totale degli abitanti in Valle, come era stato propagandato e come, invece, hanno messo in dubbio i risultati elettorali, ma sempre tale da non dover essere reputata trascurabile e, quindi, non meritevole di ascolto e considerazione. Un dovere assoluto per una democrazia, almeno fino a quando resiste (nonostante le ricorrenti Cassandre che ne prevedano l’imminente scomparsa). Il Parlamento, come è altrettanto doveroso, ha deciso che la Torino-Lione si completerà, ma bisogna ricordare che il contributo di coloro che hanno avversato l’opera è riuscito, rispetto al progetto iniziale, a modificarlo in maniera notevole. Dal cambiamento del tracciato, per cui il tunnel non passa più da Venaus ma da Chiomonte alla stazione di Susa, per citarne solo alcuni. Almeno due, poi, sono gli aspetti per i quali un bilancio storico della vicenda non può trascurare il valore e i risultati ottenuti dal movimento “no Tav”. Il primo merito è quello di aver imposto all’attenzione non solo della classe politica, ma anche della coscienza popolare, il tema ambientalista, con un anticipo temporale significativo rispetto alle consapevolezze attuali. Al di là di alcune esagerazioni propagandistiche, come ad esempio gli allarmi sull’inquinamento delle falde acquifere, le preoccupazioni sull’amianto e sulle discariche del mater
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