I bulli vanno rieducati e non puniti. Questo l'orientamento della Procura presso il Tribunale per i minori di Roma, al termine dell'inchiesta aperta sul gruppo di studenti di una terza media del basso Lazio accusato di aver tormentato una compagna di 13 anni arrivando a paragonarla all'Ebola, invitando tutti a non toccarla e a non sfiorare neppure gli oggetti toccati dalla ragazzina.
La minore ha iniziato a star male, non voleva più andare a scuola, ma la denuncia che con coraggio ha presentato la mamma ha fatto venire a galla quanto stava accadendo e ha consentito alle istituzioni di intervenire prima che fosse troppo tardi.
Quelle iniziative, per la Procura, hanno funzionato. Gli inquirenti hanno così ora chiesto al gip di archiviare l'inchiesta, che conta un totale di tre indagati, evidenziando che,"grazie alla denuncia sporta e all'attivazione di opportuni interventi nell'ambito scolastico, le condotte denunciate dalla persona offesa appaiono allo stato cessate e gli indagati mostrano di aver compreso gli sbagli commessi".
La Procura, allo stesso tempo, ha però disposto per gli stessi indagati un processo di giustizia riparativa. Un percorso dunque di rieducazione, tra l'altro già avviato, in cui fondamentale sarà il ruolo delle stesse famiglie. Sinora c'è stato purtroppo chi non ha aderito alle prime iniziative, ma c'è tempo per recuperare. E la creazione di una cultura del rispetto, in casi del genere, è molto più efficace di un processo.
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