Stoccolma, Svezia, 11 novembre 2020. Omar Alshogre mostra una sua foto appena uscito dalla prigione siriana da cui è stato liberato nel 2015 dopo tre anni di reclusione.Sono passati dieci anni da quando ho assaporato per la prima volta la libertà. Il 18 marzo 2011 ricevetti una telefonata da mio cugino Bashir, allora ventenne. Con voce tremante mi chiedeva di raggiungerlo nel centro di Baniyas, una città a dieci minuti dal mio villaggio, Al Bayda.
Ma io volevo disperatamente partecipare a qualcosa di così importante. Non tanto per la corruzione del regime – ormai talmente normalizzata che quasi non la si notava più – ma perché tutti i miei compagni di classe e amici partecipavano, e io volevo unirmi a loro. Mio padre credeva nella necessità di una rivoluzione, ma aveva paura per me. Tutta l’eccitazione che provavo in quel momento la incanalai nello sforzo di convincerlo a lasciarmi andare.
I manifestanti furono dispersi. Alcune donne ci aprirono le porte per farci nascondere nelle loro case. Ricordo la sensazione di gratitudine provata nel trovare rifugio a casa di estranei. Dopo, quando i soldati se ne andarono, tornammo in centro per continuare la nostra manifestazione. Ma prima che succedesse tutto ciò, fui arrestato la prima volta. Il 12 aprile la mia famiglia, non sapendo che le forze governative erano arrivate nel nostro villaggio, mi mandò a comprare il pane. I soldati mi legarono le mani dietro la schiena e fui gettato per terra insieme a più di cinquecento uomini, catturati nella stessa circostanza.
Vidi Rashad e Bashir morire in prigione, e ho sentito che anche Noor è stato ucciso. Mentre ero in carcere, il regime uccise mio padre e i miei due fratelli, il quindicenne Osman e il diciannovenne Mohammed, e diede fuoco alla nostra abitazione. Bombardò la mia scuola, arrestò i miei amici d’infanzia e massacrò la gente nel mio villaggio. Mia madre e le mie sorelle riuscirono a fuggire in Turchia.
L’11 giugno 2015, dopo tre anni di reclusione, fui liberato da alcune guardie che erano state corrotte da mia madre. Per farmi uscire misero in scena una falsa esecuzione. Dieci giorni dopo arrivai in Turchia, dove ritrovai mia madre. Ma per ricevere le cure mediche per la tubercolosi che avevo contratto in prigione dovetti raggiungere la Svezia, attraversando il Mediterraneo su un gommone.In Europa mi sono costruito una nuova casa e una nuova vita.
Come deve essere ricominciare a vivere dopo aver vissuto queste atrocità?
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