, dove ha avuto la somma sfortuna di doversi confrontare con il paradigma dei numeri 11, Riva Luigi da Leggiuno. AllaMa è in rossonero che Pierino è diventato la Peste, sei anni in cui ha vinto tutto.E soprattutto la Coppa dei Campioni 1969
, 28 maggio, stadio Santiago Bernabeu, di cui Prati è stato l’eroe assoluto. Un palo colpito dopo appena un minuto e poi uno, due, tre gol,Pierino era l’anima rock’n’roll del Milan così come Rivera ne era quella classica. Gianni giocava a testa alta e serviva assist, Pierino ringraziava e scaraventava in rete tutto quel ben di Dio, in qualsiasi modo, di piede, di testa, in acrobazia. Non avesse avuto mille problemi fisici, Prati non avrebbe vissuto una fase calante di carriera così calante, tanto da passare inosservato alla Fiorentina e da mettere insieme 6 presenze in America, ai Rochester Lancers, prima di chiudere là dove aveva cominciato, a Savona.
Ha lottato, come quando correva in lungo e in largo per i campi di calcio, preferibilmente partendo da sinistra. Ora che ha raggiunto Corso, nel sottopassaggio potrà dirgli: «Mario, questa è l’unica volta che sei stato più veloce di me».
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