La rotta del Mediterraneo centrale è forse quella più battuta da migranti e richiedenti asilo per entrare nell'Unione europea irregolarmente. Nel viaggio verso l'Europa molti migranti attraversano la Libia, alimentando di fatto la tratta di esseri umani. Spesso prima di porersi imbarcare sulle bagnarole messe a disposizione, subiscono soprusi, torture, abusi sessuali.
Per rendere in numeri il fenomeno, basti pensare che nel settembre 2021 sono stati identificati più di 610.100 migranti in Libia dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Nove su dieci hanno lasciato il loro paese d'origine principalmente per motivi economici. La maggior parte di loro proveniva da paesi vicini, in particolare Niger, Egitto, Sudan e Ciad.
Dal 2017 l'Europa ha avviato delle azioni per mitigare il fenomeno e si era registrato un calo nel numero di arrivi irregolari dalla Libia lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Tuttavia, nel 2020 è stato osservato un aumento significativo delle partenze dall'Algeria. L'Ue ha puntato sulla formazione della guardia costiera libica, sulla protezione e l'assistenza di migranti e rifugiati, sul sostegno delle comunità locali. Gli sbarchi però proseguono.
Di fronte a tutte quelle bare, una accanto all'altra proprio a Lampedusa, sono state pronunciate molte promesse, tanti “mai più” che non hanno però portato alcun cambiamento sostanziale. Dal 2013 sono morte o disperse in mare oltre 17.800 persone – quasi mille solo nel 2021 – secondo quanto riportano le Nazioni Unite. Ma "dispersi" se si parla di Mediterraneo significa morti.
Today_it E siamo in inverno pensate quest'estate......
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