Lo sviluppo passa dalla ripresa degli investimenti

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La percezione che, in questi ultimi anni, un gruppo ristretto di regioni sia il motore dello sviluppo economico italiano è oramai diffusa, soprattutto...

 

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Lo smartphone è lo spazio aperto dove incontrare i nostri figli - La StampaEsserci quel che basta e anche riuscire a non esserci quel che basta. Saper calibrare presenza e assenza, capire quando intervenire e quando lasciar correre, trovare l’equilibrio – sempre liquido, sempre imperfetto – tra controllo e libertà: insomma definire la fatidica giusta distanza educativa, cuore e anima della relazione genitori e figli. Una relazione che la diffusione dello smartphone – e il repentino abbassamento dell’età in cui si mette un cellulare in mano ai bambini – si è improvvisamente trasformata in un rapporto a tre. Dove lui, il terzo incomodo, ha sparigliato gran parte delle consuetudini della comunicazione, chiede nuove competenze, offre opportunità inimmaginabili ma ha aperto le porte a rischi a cui non siamo – e non siamo stati – preparati. “The Shoah Party”, il gruppo WhatsApp scoperto da una madre che è entrata nella chat del figlio, ci ha – come adulti - colpiti con la forza di uno tsunami. Siamo arrivati al punto che per capire chi sono davvero i nostri figli dobbiamo sbirciare nei loro smartphone? No, sarebbe troppo facile. O, forse, sarebbe l’alibi perfetto per delegare ad altro – alla Rete – le nostre responsabilità. “Tuo figlio ha la password?”. “Tu la conosci?”. “Ma se sbaglio il codice poi se ne accorge...?”. In queste mattine, davanti agli ingressi delle scuole, sono le domande più ricorrenti tra genitori spaventati e disorientati. Come se si fossero svegliati. Come se, improvvisamente, avessero preso consapevolezza dello sbriciolamento del confine tra reale e virtuale; del come non siano due dimensioni distinte e separate, ma un universo unico: quello che si fa nel virtuale ha conseguenze nel reale e quello che si fa nel reale ricade sul virtuale. Pensando ora di trovare una immediata toppa da mettere nel buttarsi a capofitto all’interno delle chat, delle memorie, delle gallery fotografiche dei propri figli, come se si entrasse in cameretta a ribaltare cassetti e armadi alla ricerca di non si sa bene cosa. Generando solo confusione,
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Per la Leopolda lo stesso software di Donald Trump - Il Fatto QuotidianoIn casa Renzi c’è sempre uno sguardo rivolto verso gli States. E dopo l’esperienza con il consulente politico statunitense Jim Messina – che nel 2012 è stato capo della campagna elettorale di Barack Obama per poi essere assoldato dall’ex premier per la sfida (persa) del referendum 2016 – anche Italia Viva si rivolge a un’azienda … PacelliValeria Quelli del Fatto respirano la stessa aria che respira Trump PacelliValeria Tanto c'è chi paga. PacelliValeria Ma sempre un alienista rimani.
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Catturano il figlio del Chapo, ma i narcos lo liberano subito - La StampaCULIACÁN. Pensavano di aver realizzato la cattura dell’anno, fieri di essere riusciti a scovare uno dei figli del narcotrafficante più potente del Messico e invece sono stati costretti a lasciarlo andare e a scappare a gambe levate per non lasciarci la pelle. È successo giovedì a una trentina di soldati della Guardia Nacional impegnati a pattugliare i sobborghi di Culiacán, la capitale dello stato di Sinaloa. Senza saperlo sono passati davanti a uno dei rifugi di Ovidio Guzman, uno dei figli del boss Chapo Guzman, il re del Cartello di Sinaloa estradato negli Stati e condannato a luglio all’ergastolo in una corte di New York. Ovidio, detto “el raton” (il topo) è segnalato come uno degli eredi che gestiscono le miliardarie attività illegali della famiglia. Otto morti, sei sono membri del clan Dopo una breve sparatoria i militari sono riusciti ad entrare e l’hanno fermato assieme a tre complici. Hanno chiesto subito rinforzi per portarselo via, ma ad arrivare sono stati i complici del boss, decine di uomini armati in diversi fuoristrada che hanno circondato il bunker e hanno cominciato a sparare. Dopo essere stati più di un’ora asserragliati gli agenti hanno alzato bandiera bianca e negoziato la resa di Ovidio in cambio della loro incolumità. Il bilancio totale parla di almeno otto morti, tra cui un soldato e sei membri dei clan. I media locali hanno dato grande rilievo all’episodio segnalandolo come un fatto simbolico della débâcle dello Stato rispetto al potere dei narcos. È intervenuto allora il presidente Andrés Manuel Lopez Obrador che ha difeso l’operato dei militari: «Non avevano scelte, sarebbe finito tutto in una carneficina». Primo presidente di sinistra nella storia recente del Messico AMLO, come viene chiamato dai suoi sostenitori, sostiene l’inutilità della guerra alla droga portata avanti dai suoi predecessori, che ha causato 150mila morti negli ultimi 15 anni. Il rischio concreto, ha poi spiegato il ministro della sicurezza nazionale, è che i narcos avr Altro che netflix figuriamoci se fosse accaduto da noi...se gli agenti si fossero difesi sparando con le ridicole mitragliette M12 che hanno in dotazione,sarebbero morti quasi tutti e i sopravvissuti sarebbero in galera per abuso di potere...
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Lo sciopero degenera: feriti a Barcellona - La StampaLa protesta dopo le condanne ai leader separatisti catalani.
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Arrestato Casimiro Lieto, l’autore preferito dalla Isoardi che la Lega voleva direttore di Rai1 - La StampaAnche il manager televisivo tra gli arrestati nell'operazione della Guardia di Finanza sulle sentenze pilotate nella Commissione tributaria di Salerno non poteva essere che della lega CHE FAREBBE BENE AD ARRUOLARLI DIRETTAMENTE A REGINA COELI ma va..se ne salva qualcuno degli zarini?
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