Un secolo fa, nella primavera del 1924, la sinistra tedesca si lanciò in una difficile battaglia per redistribuire la ricchezza degli Hohenzollern, la famiglia regnante che aveva da poco perso il potere in Germania dopo l’abdicazione di Guglielmo II e la creazione della Repubblica di Weimar.
Il fallimento della riforma voluta dalla sinistra tedesca nel 1924 va ricordato, perché illustra la capacità delle élite di usare il linguaggio del diritto per difendere i suoi privilegi Sempre in questo contesto il parlamento tedesco adottava nel 1952 un meccanismo di “ripartizione degli oneri”, consistente in un prelievo che poteva arrivare al 50 per cento sui grandi patrimoni.
I comunisti del Kpd, seguiti dai socialdemocratici , depositarono allora una proposta di legge per espropriare i beni dei nobili a beneficio dei più poveri. Raccolsero più di dodici milioni di firme nel 1925, nella più grande petizione della storia tedesca. La legge stava per essere approvata, ma la vaghezza delle formule costituzionali sulle compensazioni permise al presidente Paul von Hindenburg d’imporre preventivamente una revisione costituzionale.
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