il 4 febbraio ai suoi vertici Francesco Greco e Laura Pedio: «Vi allego una breve ulteriore memoria da dove emerge che Vincenzo Armanna» «ha pagato 50 mila dollari a due testi del processo Eni-Nigeria. Vi avevo già scritto il 18 gennaio e il 23 gennaio sollecitando di comunicare a De Pasquale , alle difese e al Tribunale questi fatti molto gravi, non possiamo consentire che la decisione del Tribunale, qualunque sia, si fondi su calunnie, testi pagati o documenti falsi.
: «Sono sicuro che, se andiamo a rastrellare il fondo del barile, troviamo tante cose da depositare in Tribunale, altrettante se rastrello per i corridoi della Procura... Il problema è che Storari aveva mandato 100 pagine illeggibili, non faceva capire cosa si doveva depositare...»: e peraltro per De Pasquale e Pedio non era processualmente spendibile il non ancora concluso esame del telefonino di Armanna, «da 3.000 le mail sono diventate 16.000».
nel produrre al Tribunale alcune sue chat con il mitologico 007 nigeriano Victor che avrebbe dovuto confermarne le accuse a Eni , le aveva però amputate della parte in cui discuteva col teste di 50.000 euro. Una notizia da dire, a prescindere che Armanna coi soldi volesse procurarsi un certo file o comprare il teste . «Non voglio entrare su questa storia qua perché francamente non sono neanche in grado di farlo... — ripiega qui Greco su De Pasquale —. Dico solo che le mail di Storari non permettevano il deposito di alcunché. Punto. Poi...
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