L’ufficio legale di Differenza Donna ha deciso di procedere a una class action. Ma nel frattempo anche la Procura valuta l’apertura di un fascicolo per accertare se ci siano state
, che possano sfociare anche nella violenza privata. Il caso delle sepolture dei feti nel cimitero romano di Prima Porta con i nomi delle madri scritti sulle targhette, si arricchisce ogni giorno di particolari e testimonianze. Sempre su Facebook.Ieri è stata la volta di Francesca: anche lei ha scoperto che nel camposanto sulla via Flaminia «c’era una tomba a mio nome, senza il mio consenso e senza che io ne fossi a conoscenza».
, ha subìto un aborto terapeutico in un ospedale romano ma non avrebbe dato l’assenso alla sepoltura del feto, chiedendo mesi dopo l’intervento che fine avesse fatto. «— continua Francesca —. Ora vedere il mio nome su quella brutta croce gelida di ferro in quell’immenso prato brullo è stata una pugnalata».Il terreno in questione si trova fra i settori 89bis, 91 e 92bis di Prima Porta: centinaia di croci, in legno e metallo, con targhe spesso illeggibili.
Un quadrante che a vederlo toglie il fiato, dove il degrado è padrone: alcune croci sono ammucchiate nel fango e fra i cespugli, altre vicine ai cassonetti. I pochi giochi lasciati da chi invece ha riconosciuto la sepoltura di un figlio mai nato sono rotti, arrugginiti, sparsi ovunque nell’erba., a pensare che si tratta di un terreno dove i feti vengono sepolti per beneficienza, a spese della collettività.
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