MILANO. Una popolazione di oggetti dalle molte facce, forme e infiniti materiali cha svariano da carta a legno, ferro, vetro, ceramica, oltre a grafiche, disegni, progetti, libri, riflessioni, foto, dipinti, tutti nel segno del rigore, passione, linee sobrie, accolgono i visitatori alla Triennale di Milano, che per la prima volta riapre la stagione espositiva.
Subito si succedono le “44 Valutazioni” , allegorie simboliche della falce e martello, pensate dapprima nel '76 con Leonetti, poi riprodotte nel 2008 in sculture di marmo di Carrara per la Biennale veneziana. Sfilano candide e svariano nella visione, quasi a sfida della nostra percezione, con apparati iconografici in aiuto.
Parecchi gli arredi e gli oggetti che fanno parte del nostro quotidiano, tanto da averne scordato talvolta l'autore. Impossibile mancare “Ecolo” 1992, allegoria a multiplo con libretto di istruzioni e scatola per la realizzazione d'un vaso di fiori e etichetta da apporre.
Infine un'ultima sezione presenta installazioni “site specific” di artisti e designer che interpretano l'eredità e continuità del pensiero di Mari per i prossimi 40 anni, tra questi Adrian Paci, Dozie Kanu, Rikrit Tiravanija. Emozionante l'omaggio a luci colorate di Nanda Vigo, scomparsa da poco, con i pesci che si incontrano .
Tornando alla mostra, un solo rimpianto: mancano i “panettoni” di cemento che dal 1983 per decenni hanno invaso le strade a Milano come dissuasori, a forma del tipico dolce milanese. Ancora si vedono qua e là' Ma molti hanno dimenticato che appartengano a Enzo Mari e alla sua filosofia.
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