Un grande Direttore del Corriere della Sera, Alberto Cavallari, mi stimava molto e mi disse una cosa che non ho mai dimenticato: “Antonio caro, tieni un diario e annota tutto. Vedrai che un giorno ti servirà”. Ho confidato nella mia memoria davvero speciale, che alleno ogni giorno, ma ora ho deciso di seguirti, carissimo Alberto. Annoto tutto, anche ciò che ricordo perfettamente, e ti sono grato di questa lezione indimenticabile. Il mondo è di furbastri, ladruncoli e cialtroni.
Dico questo dopo aver letto un libro che mi ha davvero emozionato. Un libro dedicato ai giovanissimi, con un titolo fantastico,” , che è il diario di una bambina in fuga dalla Shoah. L’ha scritto la piccola ebrea, genovese vera e limpido esempio di assoluta libertà. Una campionessa della nostra professione.
Bruna, che era anche il secondo nome della mia mamma, racconta, giorno per giorno, gli incubi di una bimba che vive il dramma della propria appartenenza ebraica, pochi anni prima della fine della seconda guerra mondiale. Bruna è piccina, ma intelligentissima e diligente, e decide di scrivere il diario della sua sofferenza.
Da decenni seguo la tragedia dei sopravvissuti ai campi di sterminio, credo di avere ascoltato e spesso vissuto molte tragedie, ma mai mi era capitato di assistere alle angosce, alle sofferenze e agli incubi di una bambina che annota tutto.
Sono stato più volte a vedere il lago che separa l’Italia dalla Confederazione elvetica, che allora, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, era un Paese neutrale. Ma attenzione. A volte, se i controllori svizzeri erano troppo fiscali , i disperati erano costretti a ritornare indietro. Altre volte, come è accaduto alla piccola Bruna Cases e ai suoi famigliari, molto più fortunati. Un diario duro e terribile, ma con un lieto fine.
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