Il settore auto non va per niente bene. A una crisi già conclamata s’è aggiunta la pandemia, che frena la domanda dopo averla bloccata e che fa emergere contraddizioni e divergenze, quando invece servirebbe unità d’intenti. I vertici di importanti costruttori e concessionarie, incontrati a porte chiuse, hanno dipinto un quadro realistico.
Il Covid-19, dopo aver costretto il settore a fermare le attività distributive, ha lasciato sul campo una domanda che stenta a riprendersi, per due fattori. Il più evidente, largamente previsto, è quello economico. Produrre 150 miliardi in meno di ricchezza qualche colpetto lo dà alle tasche di chi avrebbe cambiato la macchina. Tanti hanno subito e stanno subendo un calo di reddito e altri lo temono.
Tutti concordano che se non riparte la fiducia nella situazione economica il segno resterà negativo. L’opinione è che, dopo gli interventi a pioggia, sarebbe opportuno un approccio più verticale, sui singoli settori, visto che non tutti sono e saranno colpiti allo stesso modo. Una farmacia e uno stabilimento balneare hanno prospettive diverse, eppure entrambi i titolari ogni tanto comprano una macchina.
Sfortunatamente, congiunzione astrale vuole che questa crisi epocale si consumi proprio negli anni in cui tanti nel Palazzo non gradiscono affatto questa equazione socioeconomica, di cui l’auto è assunta a simbolo. Più esplicitamente, i nostri interlocutori hanno evocato l’esistenza di un partito anti-auto, trasversale agli schieramenti politici e sotterraneo, espressione di un’ideologia che vorrebbe meno automobili e più trasporto collettivo o, se individuale, condiviso.
Dietro la riluttanza del Governo a mettere dei soldi nel settore c’è tutto questo e anche una mancanza di orgoglio nazionale per una filiera di eccellenza. Fossero trattori invece di macchine, il sostegno sarebbe già stato decretato. I lavoratori interesserebbero pure, il problema è il prodotto. Poi alla fine qualcosa arriverà. Si parla di cifre piuttosto modeste, un paio di centinaia di milioni, buoni a muovere meno di 200.000 veicoli.
detto da voi...
Io amo le auto. Ma la pretesa indotta al mercato della domanda di cambiare auto continuamente (ora con la scusa -parliamoci chiaro- dell'elettrico) è assurda: è ossessione. Dico: DOBBIAMO consumare? Fanculo.
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